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# 6

 

The Demolisher (2° parte)

 

di Carmelo Mobilia

 

 

La mia era la tipica famiglia media americana: padre, madre, e tre figli, come quelle che si vedono nei telefilm. Vivevamo in una fattoria della Georgia, felici nella semplicità che si trova nelle piccola cittadine rurali del Sud. Io ero il figlio più piccolo e per questo viziato ed amato da tutti. Michael era il fratello più grande, quello che mi proteggeva dai bulli, che mi copriva quando combinavo qualche guaio. Era il primogenito e l’orgoglio della nostra famiglia. Per tutta la vita ho cercato di essere come lui, soprattutto da quando morì servendo il nostro paese. L’ho preso a modello e mi sono arruolato, ma al termine della guerra non ci fu modo di mettermi in mostra o di guadagnarmi gli onori a cui ambivo. Da quel momento in poi la mia storia è nota; cercai di servire il mio paese indossando i panni di un supereroe. Divenni prima il Superpatriota, poi sostituì Steve Rogers nel ruolo di Capitan America e infine “rinacqui” come USAgent, supersbirro federale. Sono diventato addirittura un Vendicatore e ho difeso la Terra da numerose minacce e complotti ma ancora oggi, nonostante i traguardi che ho raggiunto, sento ancora la necessita di confrontarmi con Mike e in cuor mio desidero ardentemente la sua approvazione.

 

 

Custer Grove. Anni fa.

 

<Ci sei? Lancio lungo!>

<Vai!>

Il pallone da football disegnò una lunga parabola nel cielo e con un movimento a spirale arrivò dritto tra le braccia del giovane John Walker, che lo afferrò al volo.

<Bravissimo! Ottima presa! Sei pronto per giocare con gli Atlanta Falcons!> disse suo fratello Mike, divertito.

<Magari! Ma quando andrò al liceo voglio entrare nella squadra di football.... proprio come hai fatto tu!>

<Dovrai allenarti parecchio... e non trascurare gli studi.>

John tornò dal fratello riportandogli il pallone.

<Così dopodomani partirai eh?>

<Si.>

<Sai Mike, siamo tutti fieri di te, del fatto che ti sei arruolato volontario... ma dimmi... non hai paura?>

<Certo che ce l’ho... tutti i soldati ne hanno. Ma Milosevic va fermato. Sai cosa diceva il presidente Roosevelt?>

<Si, ce lo hanno insegnato a scuola: “l'unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa.”>

<Esatto Johnny. Il nostro paese non si è mai tirato indietro. Ogni generazione ha servito l’America e adesso tocca a me. Farò il mio dovere come ogni buon americano.>

Johnny strinse la mano a suo fratello, mentre tornavano alla fattoria. Si sentiva così fiero ed orgoglioso di lui. Johnny era undici anni più piccolo e vedeva suo fratello come un eroe... forte, bello, sempre sicuro di se.

Due giorni dopo Mike partì per il fronte e quella fu l’ultima volta che John vide il suo amato fratello.

 

Oppure no?

 

1.

 

Los Angeles. Oggi.

 

<Ehi Agent... ci sei? Sveglia!> Il muscoloso eroe riprese conoscenza lentamente; gli ci vollero alcuni secondi per ricordarsi quanto gli era accaduto.

<Il cyborg con cui stavo lottando... dov’è finito?> chiese ad uno dei due agenti venuti in suo soccorso.

La donna, atletica e attraente, si chiamava Melinda May ed era una nippoamericana. L’uomo invece era di origine ispanica e si chiamava Tony Valdano. Entrambi erano due esperti agenti del FBSA.

<E’ fuggito tramite un condotto fognario. Doveva avere un mezzo o dei complici. Non ha lasciato alcuna traccia.> gli rispose la May.

<Il generale Chapman...?>

<Non preoccuparti per lui. Coulson l’ha portato in salvo. E’ al sicuro adesso. Piuttosto dovresti pensare a ricevere cure mediche...>

<Lascia perdere Valdano. Non ne ho bisogno, sto bene.>

<Sei sicuro? Abbiamo un equipe medica a disposizione che...>

Melinda May fece segno a Valdano che non era il caso di insistere.

<A che punto siamo come le indagini?> chiese di nuovo Agent.

<La scientifica sta raccogliendo indizi, sperando di trovare qualcosa che possa aiutarci a trovarlo.>

“Qualcosa che possa aiutarci a trovarlo” le parole della May gli ribalzarono nella mente. Attorno alla mano guantata era rimasto avvolta la medaglietta strappata dal collo di quel cyborg. Sopra c’era inciso un nome a lui molto caro: Michael Walker. L’averlo letto durante la lotta lo aveva distratto, e il suo avversario ne aveva approfittato per sconfiggerlo. Una coincidenza? Un caso di omonimia? Poteva essere. Ma doveva accertarsene... per questo motivo tenne quell’indizio tutto per se. Era una cosa personale, e doveva indagare di persona. Ma non completamente da solo: prese l’auricolare e contattò la sede del FBSA.

<De Mara? USAgent. Dovresti verificare un informazione per me....>

 

2.

 

Altrove.

 

Tentare di comprendere il suo stato d’animo era quasi impossibile.... come si può spiegare, come si può far capire quello che si prova quando si è morti da decenni e si viene fusi ad un sistema cibernetico? Dire che si è “confusi” è un eufemismo e risulta quasi sarcastico... per cui, non cercheremo di capire le emozioni di Deathlok, ma l’incontro con l’uomo con lo scudo gli aveva scombussolato ulteriormente le idee.  Sembrava conoscerlo... e stando alle analisi del computer nel suo cervello, aveva un patrimonio genetico in comune. Quell’uomo era ... suo fratello? E anche se fosse... chi era lui? Prima di perdere i sensi aveva pronunciato un nome... difficile dimenticarselo, quando si ha impiantato nel cranio un sistema di database che registra tutte le informazioni utili. Era tornato alla base e si era messo a digitare i tasti della console del computer, connettendosi ad esso e hackerando tutti i firewall e i sistemi di sicurezza.

<Computer... cerca tutte le informazioni relative su Mike Walker.> disse.

<< Walker, Michael, nato a Custer Grove, Georgia, nel 1968. Arruolatosi nei Marines nel 1988, è divenuto un pilota di elicotteri nel 1991 con il massimo dei voti al Centro di Addestramento di Quantico. Deceduto nel 1994, è stato abbattuto a Sarajevo durante un combattimento aereo.>>

Il file parlava chiaro. La parola DECEDUTO lampeggiava in rosso sulla schermata. Impossibile dire, anche stavolta, cosa stesse provando o se qualche sentimento gli attraversò il cervello.

<Stato di famiglia?> chiese con un tono apparentemente distaccato.

<< Famiglia: Padre, Caleb Walker, deceduto in un conflitto a fuoco cinque anni fa. Madre, Emily Walker, deceduta in un conflitto a fuoco cinque anni fa. Katherine Walker, sorella, entrata nel programma protezioni testimoni quattro anni fa. John F. Walker, fratello, deceduto durante un attentato in diretta televisiva quattro anni fa.>>

Aveva un fratello. Mike Walker, questo era il suo nome, e aveva un fratello. Risultava morto, secondo il file.... ma non era lo stesso per lui?

<Controllami John Walker ...> disse ma prima che il computer si mettesse alla ricerca delle informazioni richieste, gli assistenti rientrarono nel laboratorio.

<E-Eccolo, generale Kriegkopf; è lì da quando è tornato dalla missione.>

<Non è riuscito ad eliminare il bersaglio... mi avevate detto che con tutti gli aggiornamenti che gli avete fatto l’avevate reso infallibile...com’è allora che questo rottame ha fatto cilecca, eh?>

<Beh generale... circostanze alquanto particolari.> rispose uno degli scienziati cercando di non irritarlo ulteriormente <Pare che a difesa del generale Chapman i federali abbiano messo USAgent... non potevamo prevederlo.>

<E chi cazzo è questo “USAgent?”>

<Un supereroe> disse il Numero Uno dell’Impero Segreto, entrando dalla porta <Un Vendicatore al servizio del governo e della comunità. Per fartela breve, un supersoldato in tutto e per tutto simile a Capitan America. Una nostra spina del fianco da un po’ di tempo a questa parte....>

<Ci mancava pure questa... ed è da quando è tornato che se ne sta così? Pare catatonico!>

<Pare che lo scontro l’abbia provato e che si stia... aggiornando sul suo avversario, in modo da essere pronto per la prossima volta che lo incontrerà. Insomma, è vero che non è riuscito ad uccidere Chapman... ma è uscito praticamente illeso dallo scontro con una squadra di agenti del FBSA e con supersoldato, facendo ritorno alla base. Se la vede da questo punto di vista non è affatto un brutto risultato...>

<Si vede che voi pisciasotto non siete mai stati sotto le armi> disse Kriegkopf a muso duro <Aveva una missione e ha fallito!>

<Kriegkopf, ti ho dato la possibilità di vendicarti.> disse Numero Uno <Ora il nostro progetto ha la priorità. Non possiamo più aspettare oltre.>

<Adesso ci parlo io con lui...>

Gli si avvicinò.

<Soldato, rapporto sulla missione. Ora.>

<Il bersaglio non è stato eliminato. Mi sono battuto con agente superumano... addestramento eccellente, biologicamente potenziato, arma non convenzionale totalmente indistruttibile. Ha fornito al bersaglio il tempo necessario per fuggire.>

<Questo me lo hanno già detto... quello che vorrei sapere da te è perché non sei riuscito a sconfiggerlo.>

<Era veloce, forte. Totalmente impreparato a quel tipo di scontro. Inoltre... pareva conoscermi.>

Kriegkopf gli mollò uno schiaffo fortissimo.

<Stammi a sentire, e stammi a sentire bene! Non esistono parole come “impreparato allo scontro” per i tipi come te! Qualunque avversario ti si pari davanti... qualunque... disponi di tutti i mezzi per poterlo eliminare! Ti abbiamo fornito attrezzatura da milioni di dollari, ha un’artiglieria e una potenza di fuoco superiore a chiunque! Non esistono bersagli impossibili per te! Farai meglio a non fallire di nuovo o ti giuro su tutto ciò che c’è di più sacro al mondo e di stacchiamo la spina e ci troviamo un altro mostro di Frankenstein!> detto questo Kriegkopf si rivolse nuovamente allo staff scientifico.

<Ricaricatelo o fate qualunque cosa si necessario fare per renderlo più efficace. Abbiamo per lui un’altra missione, e se per caso farà nuovamente cilecca farò di voi dei cadaveri, intesi?>

 

Uffici del FBSA, Los Angeles.

 

Tina De Mara era al lavoro nella sua postazione. Quasi non sentì entrare John, presa com’era dal suo lavoro.

<Ah, Daniels... vieni, ho trovato alcuni dei dati che mi avevi chiesto.>

<Sono tutti orecchi...>

<Dunque, il programma Deathlok è sostanzialmente un proseguo di un progetto precedente, chiamato “Cybernus”. Fu il presidente Reagan a richiederlo, ma fu sotto l’amministrazione di Bush senior che venne sviluppato. Cybernus non fu un successo in quanto il governo non disponeva la tecnologia per riprodurre in massa soldati cibernetici, nonostante già durante la seconda guerra mondiale, come saprai, ci furono precedenti celebri nello sviluppo della robotica...>

<Ti riferisci alla Torcia Umana... quella originale.>

<Precisamente. Il professor Horton, il suo creatore, non condivise con nessuno i suoi segreti.... il governo allora pensava di impiantare arti cibernetici a soldati rimasti feriti in combattimento; ci furono alcuni volontari, ma nessun successo significativo... non applicabile in campo bellico, comunque. Come ci ha detto il direttore durante il briefing dell’altra volta, pare che quando il Pentagono requisì quel cyborg sconfitto dai Fantastici Quattro riuscirono a recuperare da lui quelle informazioni che nel ’90 non avevano... aggiungici anche che da allora la tecnologia ha fatto passi in avanti... comunque, ecco cos’ho trovato: il predecessore di Ryker alla supervisione del progetto Cybernus era proprio Kriegkopf. Hai fatto centro Jack...  è stato un ottimo suggerimento quello di cercare tra i file degli anni 90; c’è un collegamento tra Kriegkopf e quel Deathlock. Qui eravamo convinti che centrasse l’AIM... come ti è venuta quest’idea?>

<Mi sono imbattuto in un... indizio. Sono convinto che Cybernus avesse sviluppato un suo prototipo, magari non funzionante. Kriegkopf deve aver detto a chiunque l’abbia liberato dove si trovava, e loro devono aver completato il progetto.>

<Plausibile. Cosa te lo fa credere?>

John rimase in silenzio qualche istante, prima di rivelarle il perché della sua intuizione. Tina era a conoscenza che lui era USAgent ma non che il suo vero nome fosse John Walker... per lei, come per tutti gli altri, era Jack Daniels dal Tennessee. Poteva rivelarle il sospetto relativo a suo fratello, senza però tradirsi... e poi, aveva bisogno di conferme. Prese la medaglietta e la porse alla ragazza.

<L’ho strappata a quel cyborg... ma per adesso preferisco non condividere quest’informazione con nessuno. Tienitelo per te.>

Tina era incuriosita per quell’aura di mistero che “Jack “ aveva, ma preferì sorvolare sul perché di quella segretezza... in fondo, divertiva anche a lei avere dei segreti da non condividere. Inoltre, tra di loro non c’era mai stato un particolare feeling, ma adesso quell’uomo solitamente così ermetico le stava dimostrando fiducia, e lei voleva dimostrarsi degna.

<Stai tranquillo Jack... puoi fidarti di me.> poi lesse il nome sulla medaglietta < Michael Walker... provo ad inserirlo nel database vediamo cosa viene fuori...>

<E’ morto nel 94 a Sarajevo, questo te lo posso dire io. Prova a vedere se ha qualche attinenza col progetto Cybernus....>

Quei minuti in cui la ragazza passò a picchiettare la tastiera del computer sembrarono interminabili per John, che attendeva nervosamente.

<Uh oh... mi spiace Jack, temo di non poterti aiutare...>

<Cos’hai trovato.>

<Siamo entrati un file protetto. Da qui in poi non puoi accedere senza una password. Solo alti funzionari del Pentagono o della Casa Bianca possono accedervi... potrei hackerarlo, aggirare il sistema ma passeremmo un guaio, se si viene a sapere potrebbero sbatterci fuori.>

<No lascia stare Tina... hai fatto abbastanza. E poi, so chi può aiutarmi...> le disse John, con aria risoluta.

 

3.

 

Washington DC. Settimane dopo.

 

Dopo aver trascorso diverso tempo insieme ai Vendicatori della Costa Ovest, in missione prima nello spazio e poi a Madripoor [1] USAgent era finalmente tornato in America. A Washington, dove tutto era iniziato. Fissava il monumento di George Washington e la sua mente tornò a diversi anni prima, quando nei panni del Super Patriota impedì ad un pazzo terrorista di far esplodere una bomba nucleare nel cuore della capitale. Fu quel suo atto di coraggio che lo mise sotto l’attenzione della Commissione per le attività Superumane e che i convinse a prenderlo in considerazione come sostituto di Steve Rogers nel ruolo di Capitan America. Fu in quell’occasione che conobbe Valerie Cooper, la sua attuale fidanzata. Oggi ha l’occasione di rivederla, ma non per un incontro galante bensì come suo superiore a cui dovrà chiedere alcune delucidazioni: come Consigliere del Presidente per le attività superumane, Valerie doveva senz’altro avere delle informazioni sul progetto Cybernus... o quantomeno, poteva procurarsele.  Agent attraversò l’enorme atrio della Casa Bianca percorrendo il corridoio in mezzo ai busti di tutti i precedenti presidenti, fino ad arrivare all’ala Ovest, dove si trovava l’ufficio della donna.

Valerie si alzò dalla poltrona in pelle e gli andò incontro, mostrandosi cortese ma formale di fronte all’agente che aveva accompagnato il supereroe fin lì.

<USAgent... benvenuto. Venga si accomodi.> disse, chiudendo la porta dietro le sue spalle.

<Buongiorno, miss Cooper...> disse John, posando gli occhi su di lei.

Una volta rimasti soli, la donna si lasciò andare ad una lieve tenerezza.

<E’ bello rivederti, John. E’ tanto che non ci sentiamo... tra i casini qui a Washington e le tue missioni con i Vendicatori Ovest, ma mi sei mancato tanto. Lo so, davanti agli altri devono essere distaccata professionale, e la cosa non ti piace... ma sono felice di vederti.> disse tenendogli la mano guantata di rosso.

<Anch’io ho sentito la tua mancanza.>

Era una donna bella quanto forte, e gli aveva rapito il cuore; aveva un gran desiderio di prenderla fra le sue possenti braccia e baciarla, ma quegli slanci di passione e romanticismo non facevano per lui. Non in quella veste almeno. E poi, esprimere le sue emozioni e i suoi sentimenti era una cosa che gli era sempre venuta difficile. Si sedette sulla sedia davanti la sua scrivania, poggiandoci lo scudo.

<Però sono qui per lavoro, non per piacere.> disse John <Si tratta di Kriegkopf.>

<Ho letto di lui... pare che sia stato fatto evadere da Leavenworth, ma il rapporto non dice da chi. Avete dei sospetti, al riguardo?>

<Al momento no. Tutti abbiamo creduto che Kriegkopf si fosse venduto a qualche potenza straniera, ma io ho il sospetto che ci sia qualcuno all’interno dell’esercito, una talpa, che lo stia aiutando.>

<Cosa te lo fa pensare?>

<Prima di andare in missione coi Vendicatori, avevo trovato una pista. Stavo facendo ricerche sul cyborg che l’ha liberato e ho scoperto che il governo, nei primi anni ’90, stava lavorando ad una specie di prototipo di supersoldato cibernetico, e il supervisore del progetto era proprio Kriegkopf. La mia idea è che adesso sia riuscito a mettersi in contatto con qualcuno all’interno del Pentagono, vendendogli i propri segreti, come ad esempio dove trovare quel prototipo cibernetico. Qualcuno come il maggiore Simon Ryker, per esempio... fu lui ad occuparsi del progetto Deathlock, dopo che Kriegkopf venne arrestato. >

<Dubito fortemente che cisialui dietro a tutto... ma la tua teoria mi pare valida. Ma perché sei venuto fin qui? Potevi parlarne con i tuoi superiori e....>

<Nessun altro sa di questo, Val.> la interruppe USAgent <C’è dell’altro, ma quanto sto per dirti è altamente confidenziale, e non voglio che ne parli con nessuno. Non te lo chiedo come agente dell’FBSA o come Vendicatore... ma come John Walker.>

Dal suo tono di voce Valerie capì che si trattava di una cosa molto importante. Sotto quella maschera c’era l’uomo che amava e qualcosa lo stava facendo star male.

<John.... da quanto ci conosciamo? Lo sai che puoi fidarti di me.>

<Il cyborg... quello che lo ha liberato....per farla breve: credo che si tratti di mio fratello Mike.>

<Mike? Ma è morto...>

<Nel 94, proprio quando Kriegkopf era a capo del progetto Cybernus. Sospetto che il corpo martoriato di Mike sia stato usato come cavia per la progettazione di soldati cibernetici... guarda caso, come quello che lo ha liberato.>

<Credo di capire dove vuoi andare a parare. Ma cosa posso fare io?>

<Alcuni protocolli del Cybernus sono accessibili solo a voi pezzi grossi. Ho bisogno che tu mi faccia accedere a quelle informazioni, per accertarmi che quel cyborg sia veramente Mike. Dopodichè, io lo catturerò, ovunque si nasconda, e lo farò rimettere in sesto da Pym o da Stark. Non voglio che venga fatto a pezzi o peggio ancora riprogrammato. Voglio salvarlo capisci? Si tratta di mio fratello!>

 

4.

 

 

<<Velivolo non autorizzato. State entrando in una no-fly zone. Vi ordiniamo di rientrare, atterrare e consegnarvi o saremo costretti ad abbattervi.>>ma il pilota dell’aereo sembrava non avere la minima intenzione di assecondare la richiesta.

I caccia dell’Aviazione gli stavano alle calcagna ma prima che potessero portare a termine la loro minaccia, il jet non identificato lasciò partire un razzo verso la Casa Bianca. Il missile andò a schiantarsi proprio sul lato ovest dell’edificio, distruggendone la facciata.

Pochi istanti dopo, alcuni uomini, apparentemente dei civili, si aggrapparono alla cancellata principale, facendosi saltare in aria, demolendola. Altri uomini armati scesero da alcuni furgoni parcheggiati nelle vicinanze e attraversarono i varchi provocati dai kamikaze e si diressero verso l’entrata principale a fucili spianati.

<SIAMO SOTTO ATTACCO! PORTATE IL PRESIDENTE NEL BUNKER!>gridò il capo della sicurezza, mentre i suoi uomini eseguivano i suoi ordini. Sul lato Ovest, intanto, USAgent sollevava le macerie che gli erano cadute addosso: i suoi riflessi e il suo scudo indistruttibile avevano evitato il peggio, a lui e a Valerie.

<Stai bene?> le chiese preoccupato.

<S-Si, si... s-sto bene, sono illesa.>

Gli uomini della sicurezza arrivano di corsa.

<Portate miss Cooper al sicuro. Io mi occupo dei terroristi.> ordinò USAgent con tono autoritario <Il Presidente?>

<Lo stanno portando nel bunker sotterraneo.> rispose l’agente.

La Casa Bianca si trasformò in breve in un campo di battaglia: cosa praticamente impensabile solo fino a qualche giorno prima. Ma da quando il Teschio aveva messo a ferro e fuoco Washington ormai neppure l’edificio più protetto del mondo sembrava al sicuro. Gli uomini in nero e gli agenti alla sicurezza si sparavano tra di loro come in Mezzogiorno di Fuocoo Platoon. USAgent arrivò al punto dello scontro evitando che alcuni degli agenti diventassero un nome su di un muro nero, lanciando il suo scudo e abbattendo tre dei terroristi.

<State bene?> chiese.

<Si, grazie. Sono spuntati all’improvviso....>

<Chi sono? Agenti dell’Hydra?>

<Non lo sappiamo, ma sono ben armati.>

Dalla radio di uno degli uomini arrivò una richiesta di soccorso immediato:

<<... siamo attaccati da una specie di cyborg! Le armi convenzionali non gli fanno nulla! Quando arrivano i rinforzi?>>

USAgent impiegò meno di un secondo per capire di chi si trattava. Scudo alla mano di diresse verso l’ala Est andando incontro al suo destino.

 

5.

 

 

Il rumore degli spari si potevano sentire da chilometri di distanza. La potenza di fuoco di cui disponeva Deathlock era di molto superiore a quella di cui disponevano gli uomini del presidente. Si faceva largo tra di loro senza il minimo sforzo. Il suo obiettivo era il bunker, che per quanto fortificato non avrebbe potuto resistergli. Proiettili anticarro, granate, napalm: al suo arsenale non mancava niente. Camminava e sparava, stroncando vite e facendo a pezzi tutto ciò che gli si parava davanti. Impossibile cercare di capire cosa gli passasse per la mente, ammesso che in quel momento pensasse. Avanzava inesorabilmente, niente e nessuno riusciva a fermarlo. Ma lo scudo di USAgent lo colpì privandolo della sua arma, proprio come l’altra volta.

<Ancora tu...> esclamò Deathlock nel vederlo.

<Ti fermerò Mike. Ti farò aiutare. Non dovrai lavorare mai più per mostri come Kriegkopf.>

Il cyborg impugnò la sua mitraglietta e iniziò a sparare; Agent istintivamente alzò il suo scudo per proteggersi e avanzò per colpirlo.

<Ti prego, fermati a ricordare! Tu ti chiami Michael Walker, sei nato a Custer Grove in Georgia! Io sono tuo fratello John!>

Deathlock accusò il colpo... non tanto quello infertogli dal pugno quanto quello delle parole pronunciate: coincidevano esattamente coi dati ricavati dal computer.

<Lo so che non puoi ricordartene... quei macellai ti hanno messo sottosopra il cervello. Ma ho degli amici in grado di aiutarti, di rimetterti in sesto.>

<Fatti da parte uomo bandiera... ho una missione da compiere!>

<No, non è così! Tu eri un soldato... un patriota! Servivi questo paese... sei andato a morire per lui! Non ammazzeresti mai il presidente degli Stati Uniti!>

<Io… devo compiere la mia missione.>

<In tal caso dovrò fermarti.>

USAgent lanciò lo scudo e ancora una volta lo disarmò, ma sapeva bene che non sarebbe bastato a fermare Deathlok. Avrebbe dovuto far ricorso a tutta la sua forza.

Mentre lo scudo ritornava indietro evitò un pugno del suo avversario che se l’avesse colto gli avrebbe forse staccato la testa.

Aveva un vantaggio su di lui: era più veloce ed agile, anche se da quel che aveva letto su di lui, i suoi tempi di reazione, grazie al computer incorporato, erano rapidissimi.  Gli saltò addosso e lo trascinò a terra continuando a colpirlo ma il Cyborg lo respinse e si diresse verso la sua mitraglietta.

<Non farlo Mike!> gli urlò Agent <Resisti alla programmazione: sei un essere umano, non un robot senz’anima.>

Ma Deathlock non sentiva ragioni e si scagliò con rabbia contro di lui; il suo pugno venne schivato e andò a frantumare il muro alle sue spalle, quello di Agent invece andò a segno colpendolo alla mascella di metallo.

Nel resto della Casa Bianca, in tutte le stanze, c’erano scontri a fuoco tra le forze dell’ordine e i terroristi ma il pericolo maggiore era rappresentato proprio dalla potenza del cyborg con cui il supereroe si stava misurando: Walker sapeva che gli uomini del Presidente potevano contenere l’attacco militare, ma che erano impotenti contro l’uomo-macchina...  non era certo per caso che il suo predecessore era definito “il demolitore”. Solo lui poteva fermarlo.  Per quanto la situazione fosse disperata, nonostante il pericolo, sembrava quasi che il Signore avesse ascoltato le sue preghiere, e gli aveva dato l’occasione di fermare Deathlock e, allo stesso tempo, salvare suo fratello Mike.

Riuscire a sconfiggerlo però non sarebbe stato facile, e se voleva riuscirci doveva assolutamente recuperare il suo scudo. Il suo avversario però si frapponeva tra lui e la sua arma. Provò nuovamente a ragionare con lui.

<Stammi a sentire per un momento... tu non sei questo! Tu sei Mike Walker, e sei mio fratello maggiore! Ti sei arruolato per combattere per il paese, non per distruggerlo! Se ti lasci aiutare io...>

<STA ZITTO!> gridò il cyborg, cercando nuovamente di colpirlo, ma Agent era pronto ad evitarlo nuovamente, e con un agile capriola lo scansò riuscendo a raggiungere il suo scudo e una volta impugnatolo, lo utilizzò per colpire Deathlock.

<No Michael.... ti ho pianto per troppo tempo per perderti adesso. Non ti permetterò di uccidere il presidente, né ti lascerò scappare. Ti fermerò, poi ti farò curare. Da qui ce ne andremo insieme!> esclamò risoluto USAgent.

Come l’altra volta cominciò un brutale corpo a corpo tra i due, un combattimento come si dice in questi casi “senza esclusione di colpi”.

Lo scudo dava ad USAgent l’opportunità di ripararsi dai tremendi colpi del cyborg, che attaccava con una rabbia fin troppo umana; la fredda logica del sofisticato computer avevano lasciato il posto a dubbi, angosce e paure di un uomo alla disperata ricerca di se stesso.

<Combattila Mike. Puoi farcela. Sei mio fratello, e io ti voglio bene. Non ti lascerò più solo.>

<TI HO DETTO DI STARE ZITTO!> raccolse la sua arma da terra e scagliò contro di lui un’ogiva esplosiva. Agent la evitò lanciandosi di lato, proteggendosi col suo scudo dalle macerie che gli crollarono addosso. Un’immensa nuvola di polvere riempì la stanza, riempiendo le narici di John e irritandone gli occhi.

Ma Deathlock non aveva di quei problemi: avanzò verso di lui e afferrandolo per la gola lo sollevò da terra.

Agent era dolorante e stordito; nonostante lo scudo e la sua resistenza potenziata, una parete crollatagli addosso era troppo anche per lui. I due erano faccia a faccia. Deathlock lo fissava. Un insolito desiderio s’impadronì di lui, una curiosità tipicamente umana: mentre era lì, impotente e alla sua mercè volle smascherarlo per poterne vederne meglio il volto. Tirò indietro il cappuccio alato rimase ad osservare quella faccia. Mascella squadrata, lineamenti duri, scolpiti, tuttavia in quel viso tanto mascolino Deathlock vedeva solo l’espressione di un fanciullo.

Qualcosa dentro di lui s’era messo in moto: immagini appartenenti ad un altro tempo, forse ad un altro uomo, gli ritornavano in mente... si bloccò di colpo. Lasciò che la maschera ricadesse sul volto del suo avversario e poi lo lasciò ricadere a terra.

Gli voltò le spalle e si diresse oltre il varco nella parete ignorando i tentativi di fermarlo come se gli agenti del Servizio Segreto non esistessero nemmeno, poi spiccò un salto che avrebbe fatto invidia a Hulk e si allontanò.

 

5.

 

<Si sta riprendendo.>

Lentamente USAgent aprì gli occhi, sbattendo le palpebre, cercando di mettere a fuoco il volto che aveva di fronte. Lo riconobbe immediatamente, sebbene fosse stupido di vederlo.

<D-Dottor Richards?>

<Si sono io. Fa attenzione, potresti avere una commozione cerebrale.>

Ignorando il consiglio, USAgent si rimise in piedi, osservando il resto dei Fantastici Quattro interagire assieme a membri dell’esercito.

<Il presidente...>

<Sta tranquillo, sta bene. E’ salvo. Siamo arrivati in tempo per fermare l’attacco, ma è solo grazie a te se siamo riusciti afarcela. Hai impedito che Deathlok raggiungere il presidente.>

<Mi sono solo fatto sbattere come un tappeto. Che ne è di lui… di Deathlok intendo?>

<E’ sparito prima del nostro arrivo.> rispose la Cosa <Peccato… avrei tanto voluto farlo a pezzi come l’ultima volta.>

<Ben…> lo rimproverò Reed Richards <… non sappiamo se questo Deathlok è interamente robotico come quello che hai affrontato tu [Nota: vedi Marvel Two in One #53/54] o parzialmente umano come Michael Collins. Farlo a pezzi potrebbe voler dire ucciderlo.>

<Uffa, Gommolo, tu sai sempre come rovinarmi il divertimento.>

Reed si volse verso USAgent e gli chiese:

<Tu che l’hai affrontato, che sai dirci di lui?>

USAgent tacque riflettendo, poi rispose:

<Era un cyborg… ma aldilà di questo non so molto altro di lui.>

Valerie Cooper, che era rientrata alla Casa Bianca subito dopo la fine della crisi si intromise:

<Dottor Richards… apprezziamo molto che lei e gli altri Fantastici quattro siate riusciti a trovare il tempo per darci una mano… diversamente che nella crisi del Teschio Rosso…>

<Ehi cocca…> intervenne la Cosa <Eravamo impegnati a risolvere una crisi planetaria [Ve ne parleremo, prima o poi] non possiamo essere dappertutto. Ti è andata bene che fossimo proprio sopra Washington durante il viaggio di ritorno.>

<Basta così, Ben.> lo frenò Reed.

<Comunque…> continuò Valerie <… USAgent ha bisogno di cure e di riposo e mi occuperò personalmente che li abbia.>

<Veramente mi sento bene.>ribatté Agent.

<Non voglio sentire ma… adesso si farà vedere da un medico. Non sento storie. Mi segua.>

Mentre Agent sbuffando si allontanava seguito dalla Cooper la Torcia Umana sogghignò dicendo.

<Vorrei averla io un’infermiera così.>

<Johnny!> esclamò sua sorella Susan, la Donna Invisibile.

<Che c’è? Che ho detto?>

 

Altrove.

 

<Il presidente è sopravissuto. Il nostro attacco è fallito.> disse uno degli uomini dell’Impero Segreto.

<Oh io non penso sia stato un fallimento totale> rispose numero 1 <Gli Stati Uniti hanno capito di non essere più intoccabili. Li abbiamo colpiti al cuore.>

<Tu sei troppo ottimista> lo riprese Kriegkpof <Non siamo riusciti ad accoppare il presidente e la nostra arma segreta è scomparsa nel nulla.... si può sapere dove cazzo s’è cacciato quel fottuto cyborg? Dio solo sa il tempo che ci abbiamo perso dietro...>

<Si la perdita di Deathlock è un vero peccato... poteva essere molto utile alla nostra organizzazione. Ma per il resto non mi preoccuperei... abbiamo uomini all’interno del Pentagono che impediranno ai prigionieri di rivelare informazioni utili. E gli Stati Uniti non dimenticheranno facilmente questo giorno. E’ solo la prima parte del nostro piano per destabilizzare l’America...>

 

 

 

EPILOGO 1

 

Molte ore più tardi, la crisi era stata scongiurata, I notiziari di tutto il paese non parlavano d’altro, ma il presidente era andato in onda con un messaggio alla nazione in cui dichiarava il cessato pericolo e quanto ancora una volta “l’America si fosse dimostrata forte”, non senza un filo di retorica. Il presidente non aveva esitato a ringraziare pubblicamente USAgent e i Fantastici Quattro per il loro coraggio e il loro tempestivo aiuto, proponendo il valoroso Vendicatore per una medaglia, ma in quel momento l’oggetto di tante lodi non si sentiva minimamente lusingato da tale riconoscimento. John era a casa di Valerie Cooper, sdraiato nel letto a fissare fuori dalla finestra. La sua mente era altrove, concentrata sugli avvenimenti accaduti. Pensava a suo fratello, e a quanto gli era accaduto. Trasformato in una macchina per uccidere. Non era rimasto nulla dell’uomo premuroso con cui era cresciuto. Perché Dio s’era accanito tanto con la sua famiglia? Perché i Walker avevano dovuto patire tutto quel dolore? Di quali peccati s’erano macchiati? Stava sprofondando nell’autocommiserazione e nella depressione, quando la sua ragazza uscì dal bagno avvolta in un asciugamano.

<Dio, nulla di rimette al mondo come una bella doccia calda.... ehi John, cos’hai?> ma Valerie conosceva bene la risposta a quella domanda.

<Stavi ancora pensando a quel cyborg?>

<Era mio fratello Val. Kriegkopf lo ha trasformato in un mostro, ma so che in mezzo a tutti quei circuiti c’è ancora lui. Non dovevo lasciarmelo scappare, dovevo salvarlo, e invece ora è sparito senza lasciare alcuna traccia. E’ lì fuori da qualche parte, solo, senza nessuno che possa aiutarlo.>

<Hai fatto quanto hai potuto John... c’era un inferno lì, e sei riuscito a salvare il presidente degli Stati Uniti. Devi essere fiero di quanto hai fatto. Sei un eroe. >

<Un eroe, dici> rispose amaro lui <Per tutta la vita ho cercato di esserlo, proprio per onorare la memoria di Mike....  e oggi non sono riuscito a salvarlo. Tu non sai quello che sto provando, Val... non hai mai perso un fratello. >

John era inconsolabile. Valerie non l’aveva mai visto così... sempre duro, severo, sicuro di se... oggi invece mostrava una fragilità che lei non aveva mai visto; raramente uomini come lui tendono a mostrare le proprie emozioni. Valerie non aggiunse nient’altro, si limitò ad abbracciarlo affettuosamente, e John desiderò che quel momento non finisse mai.

 

 

 

EPILOGO 2

 

Alcuni giorni dopo. Custer Grove, Georgia.

La vecchia fattoria, abbandonata da parecchi anni, aveva un aspetto spettrale. I ragazzini del paese raccontavano diverse storie spaventose sul suo conto, e facevano prove di coraggio sfidandosi ad entrarvi. Per fortuna nessuno di loro questa sera ha deciso di cimentarsi in questa sfida... avrebbero avuto gli incubi per anni, nel vedere Deathlock aggirarsi tra quelle mura. Camminava tra le stanze polverose, i suoi occhi cibernetici analizzavano ogni dettaglio, ogni pezzo di mobilia. La sua attenzione fu catturata da una vecchia foto appoggiata sopra una credenza. La prese fra le mani e la osservò con molta curiosità. La foto ritraeva una famiglia, composta da padre, madre e tre figli, due maschi e una femmina. Il figlio più grande indossava un uniforme militare. Passò le dita sulla superficie, togliendone la polvere che vi si era depositava sopra. Solo una parola gli uscì dalla bocca:

<Mamma?>

 

Le Note

 

Seconda e ultima parte della saga su Deathlock. Da segnalare come questo episodio si colloca DOPO gli avvenimenti accaduti su Vendicatori # 89 e VCO # 32. Il cameo dei Fantastici Quattro serve anche a spiegare la loro assenza durante quanto avvenuto sul già citato Vendicatori 89. Che ne sarà di Deathlock dopo quanto avete appena letto?  Beh lo saprete solo che continuerete a leggere le testate MiT!

                Carmelo Mobilia.